mercoledì 4 luglio 2012

IL SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE

Nell’accogliere i segni della presenza di Gesù, è necessario comprendere che il Signore è la fonte, la radice di tutto.
 
Senza questo grande amore tutte le nostre azioni rimangono un po’ inerti, un po’ fiacche… ma quando abbiamo capito che “E’ il Signore” della mia vita, è Colui che io amo, è l’amico, è il tutto per me, allora tutto il resto si riordina nella pace e i miei desideri parziali appaiono nel significato giusto.
Con il Signore tutto cambia, tutto risplende; e tutto di nuovo ha senso nella vita: è una ricostituzione del significato di ogni pezzo della mia esistenza e, quindi, va vissuto con serenità e gioia. Anche la stessa penitenza, la purificazione, l’espiazione diventano apertura di un rapporto.
COME VIVERE ALLORA IL SACRAMENTO
DELLA RICONCILIAZIONE O DELLA CONFESSIONE?
Image
Questo momento è molto prezioso e va vissuto non nella fretta, ma come momento di un cammino in cui cerchiamo di capire chi siamo, cosa siamo chiamati ad essere, in che cosa abbiamo sbagliato, che cosa avremmo voluto non essere, che cosa chiediamo a Dio?
Come vivere concretamente questo Sacramento?
  • Riporto brevemente alcune indicazioni scritte dal Cardinale Carlo Maria Martini:
  1. UN COLLOQUIO PENITENZIALE:
Non è altro che la confessione ordinaria, con la differenza, però, che le stesse cose cerchiamo di distenderle un poco di più.
La confessione, infatti non significa solo andarsi a confessare ma significa anche lodare – riconoscere – proclamare.
Il colloquio, allora, si può descrivere secondo tre momenti.
  • PRIMO MOMENTO (confessione di lode) dove si può iniziare e ringraziare ed esprimere a Dio i fatti per cui gli sono grato.
Non dobbiamo andare dal Sacerdote, quasi di nascosto, per esprimere qualche peccato, per farlo cancellare, ma siamo noi che ci mettiamo dinnanzi a Dio e diciamo, appunto, tutti i nostri ringraziamenti come ad es.:
- Ringrazio Dio, perché in questo mese mi sono riconciliato con una persona con cui mi trovavo male;
perché mi ha dato la salute; mi hai fatto capire cosa devo fare; perché mi hai fatto capire cosa sia la preghiera ecc…
  • SECONDO MOMENTO (confessione di vita). Non un elenco di peccati (ci potrà anche essere) ma chiederci:
“che cosa dall’ultima confessione, che cosa nella mia vita in genere vorrei che non ci fosse stato, che cosa vorrei
non aver fatto, che cosa mi dà disagio, che cosa mi pesa”?
Tutto questo ci fa entrare molto in noi stessi. La vita, non solo nei suoi peccati formali, “ho fatto questo,
mi comporto male…”, ma più ancora andare alla radice di ciò che vorrei non fosse.
Se noi riusciamo in questa confessione di vita ad esprimere alcuni dei più profondi sentimenti
o emozioni che ci pesano e non vorremmo che fossero, allora abbiamo trovato la radice delle nostre
colpe e ci riconosciamo per ciò che realmente siamo.
Tutti i nostri risentimenti, amarezze, tensioni li mettiamo davanti a Dio, dicendo: “Guarda,sono un peccatore,
Tu solo mi puoi salvare, Tu solo mi togli i peccati”
  • TERZO MOMENTO (confessione di fede). Bisogna che i nostri propositi siano uniti a un profondo atto di fede nella potenza risanatrice e purificatrice dello Spirito.
La confessione diventa così un deporre il nostro cuore nel Cuore di Cristo,
perché lo cambi con la sua potenza. Bisogna quindi dire: “Signore, so che sono fragile, so che sono debole,
so che posso continuamente cadere, ma tu per la tua misericordia cura la mia fragilità, custodisci la mia
debolezza, dammi di vedere quali sono i propositi che debbo fare per significare la mia buona volontà di piacerti”.
DA QUESTA CONFESSIONE NASCE ALLORA LA PREGHIERA DI PENTIMENTO
E SI RICONOSCE LE OFFESE FATTE A DIO E AI FRATELLI.
                                                       
Una confessione fatta così non ci annoia mai, perché è sempre diversa; ogni volta
ci accorgiamo che emergono radici negative diverse del nostro essere: desideri
ambigui, intenzioni sbagliate, sentimenti falsi.
                                                       
Nel Sacramento della Riconciliazione avviene una vera e propria esperienza pasquale:
la capacità di aprire gli occhi e di dire: “E’ il Signore!”.
Image

Nessun commento: