lunedì 22 ottobre 2012

LA PREGHIERA...LA NOSTRA FORZA



 
Per pregare bene, non basta essere autodidatti e chiunque comincia a pregare, ben presto si accorge di non saper pregare. E, un pò più oltre, si accorge anche, che, per pregare bene, bisogna cambiare vita, il che può sembrare difficile e genera timore.
Quindi, per pregare, bisogna superare la paura. In più, pregare è costoso, costa fatica... Richiede volontà convinta e decisa, ma richiede anche povertà di spirito. Infatti, per pregare, ci vuole disponibilità a lasciare il meno per prendere un certo "più".
Nella preghiera dobbiamo stare attenti a DUE CONTRASTANTI RICHIAMI:
1) Il richiamo alla preghiera vissuta come non preghiera (cioè quel nostro dire preghiere che non riesce a metterci il cuore "nel riposo di Dio" e non ci aiuta ad abbandonarci a ciò che Dio fa. Restiamo, così incapaci, a porci in riverente adorazione e ringraziamento: finiamo per restare senza forza. Incamminati, così, ci troviamo miseri, con una preghiera falsa, con un vissuto non ben lievitato dall'amore vero, che solo la preghiera vera consente di vivere e di sperimentare. Ci troviamo AVVILITI E SENZA SPERANZA anche nella stessa preghiera.

2) Il richiamo opposto, quello avvilente, per chi ne prende coscienza, delle cose che ci legano, del nostro fare che ci obbliga a progetti illusori: ( se non preghiamo, o se preghiamo male, il cuore cade nelle inquietudini, nella agitazione, nella insofferenza e così perdiamo il dominio di noi stessi e sentiamo angoscia e paura, cadendo, a volte nelle nevrosi...)
Nella nostra vita c'è dunque fame di preghiera vera e c'è tanta inquietudine a causa di preghiera falsa.
INVECE
LA PREGHIERA è un'esperienza talmente gratuita, che mercificarla o misurarla sulle buone azioni che compiamo, vantandocene davanti a Dio, è davvero una bestemmia. Gesù raccontando la parabola del Fariseo e del Pubblicano che pregavano nel tempio (Cf Lc 18,9-14) dice che quelli che hanno la presunzione interiore, essi sono, i veri atei, cioè coloro che non credono in Dio, quanto piuttosto in se stessi, nella propria capacità di autogiustificarsi e salvarsi da soli. Per essi non c'è posto nel cuore di Dio; invece, un povero peccatore e pubblicano, consapevoli dei propri peccati esprime davanti all'altissimo solo una preghiera, mormorata con le labbra e con il cuore pieno di dolore e contrizione.
QUESTA PREGHIERA COMMUOVE IL CUORE DI DIO, CHE CONCEDE PRONTAMENTE IL PERDONO.
QUANDO TI SEMBRA CHE DIO NON TI ASCOLTI O CHE SIA DISTANTE DA TE, PONITI QUESTA DOMANDA: TI STAI ACCOSTANDO A LUI CON L'ATTEGGIAMENTO GIUSTO?
Spesso le tue preghiere sono solo l'espressione della tua pretesa di piegare Lui ai tuoi desideri, piuttosto che essere ricerca della sua volontà. Dio, a queste preghiere, non risponde, e rimane chiuso nel suo mistero.
ABBI SEMPRE UN ATTEGGIAMENTO UMILE NEI SUOI CONFRONTI - ED EGLI TI RIVELERA' SE STESSO-
PREGANDO BENE ( cioè quella preghiera impiegata in un serio impegno) avviene che entriamo nella pace, quella che talvolta la S. Scrittura chiama "il riposo di Dio"; cioè il nostro entrare in quel "riposare" fatto di certezza e di speranza, che il nostro cuore gusta quando "sperimentiamo" la fede, cioè la certezza che Dio ci genera, che Dio opera, che Dio ci conduce (Salmo 94)
 

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