LA PREGHIERA...LA NOSTRA FORZA
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Per pregare bene, non basta essere autodidatti e
chiunque comincia a pregare, ben presto si accorge di non saper pregare. E, un
pò più oltre, si accorge anche, che, per pregare bene, bisogna cambiare vita,
il che può sembrare difficile e genera timore.
Quindi, per pregare, bisogna superare la paura.
In più, pregare è costoso, costa fatica... Richiede volontà convinta e decisa,
ma richiede anche povertà di spirito. Infatti, per pregare, ci vuole
disponibilità a lasciare il meno per prendere un certo
"più".
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Nella preghiera dobbiamo stare
attenti a DUE CONTRASTANTI RICHIAMI:
1) Il richiamo alla preghiera
vissuta come non preghiera (cioè
quel nostro dire preghiere che non riesce a metterci il cuore "nel riposo di
Dio" e non ci aiuta ad abbandonarci a ciò che Dio fa. Restiamo, così incapaci, a
porci in riverente adorazione e ringraziamento: finiamo per restare senza forza.
Incamminati, così, ci troviamo miseri, con una preghiera falsa, con un vissuto
non ben lievitato dall'amore vero, che solo la preghiera vera consente di vivere
e di sperimentare. Ci troviamo AVVILITI E SENZA
SPERANZA anche nella stessa preghiera.
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2) Il richiamo opposto, quello avvilente, per chi ne prende coscienza, delle cose che ci legano, del nostro fare che ci obbliga a progetti illusori: ( se non preghiamo, o se preghiamo male, il cuore cade nelle inquietudini, nella agitazione, nella insofferenza e così perdiamo il dominio di noi stessi e sentiamo angoscia e paura, cadendo, a volte nelle nevrosi...)
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Nella nostra vita c'è dunque fame di
preghiera vera e c'è tanta inquietudine a causa di preghiera falsa.
INVECE
LA PREGHIERA
è un'esperienza talmente gratuita, che
mercificarla o misurarla sulle buone azioni che compiamo, vantandocene davanti a
Dio, è davvero una bestemmia. Gesù raccontando la parabola del Fariseo e del
Pubblicano che pregavano nel tempio (Cf Lc 18,9-14)
dice che quelli che hanno la presunzione interiore, essi sono, i veri atei, cioè
coloro che non credono in Dio, quanto piuttosto in se stessi, nella propria
capacità di autogiustificarsi e salvarsi da soli. Per essi non c'è posto nel
cuore di Dio; invece, un povero peccatore e pubblicano, consapevoli dei propri
peccati esprime davanti all'altissimo solo una preghiera, mormorata con le
labbra e con il cuore pieno di dolore e contrizione.
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QUESTA PREGHIERA COMMUOVE IL CUORE
DI DIO, CHE CONCEDE PRONTAMENTE IL PERDONO.
QUANDO TI SEMBRA CHE DIO NON TI ASCOLTI O CHE SIA DISTANTE DA TE,
PONITI QUESTA DOMANDA: TI STAI ACCOSTANDO
A LUI CON L'ATTEGGIAMENTO
GIUSTO?
Spesso le tue preghiere sono solo
l'espressione della tua pretesa di piegare Lui ai tuoi desideri, piuttosto che
essere ricerca della sua volontà. Dio, a queste preghiere, non risponde, e
rimane chiuso nel suo mistero.
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ABBI SEMPRE UN ATTEGGIAMENTO UMILE
NEI SUOI CONFRONTI - ED EGLI TI RIVELERA' SE STESSO-
PREGANDO
BENE ( cioè quella preghiera impiegata in un serio
impegno) avviene che entriamo nella pace, quella che talvolta la S. Scrittura
chiama "il riposo di Dio"; cioè il nostro entrare in quel "riposare" fatto di
certezza e di speranza, che il nostro cuore gusta quando "sperimentiamo" la
fede, cioè la certezza che Dio ci genera, che Dio opera, che Dio ci conduce
(Salmo 94)
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